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24 gennaio 2011

IMMATURI (2011)


  • PRODUZIONE: ITALIA 2011
  • REGIA: Paolo Genovese
  • CAST: Ambra Angiolini, Raoul Bova, Barbora Bobulova, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Ricky Memphis
  • GENERE: Commedia
  • DURATA: 108 minuti
Ci sono cascato ancora, e sempre trascianato dall'Anticinematografico, mio fratello.
Ultima delle numerose ed inutili commedie italiane sbancabotteghini, il film è ciò che sembra e dà quello che promette, il nulla. Il mondo è sempre quello finto e carino tipico di questi film, anni luce distante dalla realtà attuale: tutti sono belli e fanno bei lavori, i soldi non mancano e quindi si può sprecare il tempo rubando le ciambelle, così come si faceva da piccoli, e perdersi nei ricordi del bel tempo antico, anche perché inverosimilmente l'esame di maturità di tanti anni fa è stato annullato. Allora ci si rimette, tutti insieme, amici dal tempo del liceo, sui libri, perché il pezzo di carta è sempre il pezzo di carta, e, a quarant'anni suonati, si è più stupidi, vanesî e irresponsabili di un ventenne. [continua]





19 gennaio 2011

L'ANGELO AZZURRO (1930)


  • TITOLO ORIGINALE: Der Blaue Engel
  • PRODUZIONE: Germania 1930
  • REGIA: Josef von Sternberg
  • CAST: Marlene Dietrich, Emil Jannings
  • GENERE: Drammatico
  • DURATA: 107 minuti 
Se esiste un film baudelairiano, questi è L'angelo azzurro. (Claude Beylie)
Così ebbe cominciamento il mito. La divina Marlene appare a gambe di fuori ed è subito incantazione. Canta, sempre scosciata e col cappello a cilindro folgorante, Sono innamorata dalla testa ai piedi e capisci ch'è eterna.
Lola-Lola, cantante di cabaret all'Angelo azzurro, è il desiderio e l'incanto di tutta una cittadina tedesca degli anni '30, dai giovani studenti ai vecchi depravati, e del pubblico di ogni tempo. Al suo fascino ammaliante e seducente non può resistere neanche l'intransigente professor Rath, rinominato Unrath (spazzatura) dai suoi allievi. Proprio a causa dell'amore per la bella Lola, che segue nei continui spontamenti con la compagnia, attraverserà un percorso di degradazione senza scampo, finendo nel baratro dell'ignominia. Prima viene messo a vendere le foto osé di lei, poi, travestito da patetico clown, costretto ad un chicchirichì lugubre e atroce, viene sbeffeggiato dai suoi ex studenti e dai suoi concittadini. Alla fine tenta di uccidere Lola, causa del suo avvilimento, che intanto ha accettato la corte di un francese galante, senza risultato. Morirà tristemente, avvinghiato alla cattedra lasciata per seguire l'amore di quell'angelo biondo incostante e sfuggevole.
Il film, tratto dal romanzo di Heinrich Mann, fratello del ben più celebre Thomas, è girato magistralmente da Josef von Sternberg, che firma il primo dei sette capolavori (gli altri sei girati in America) con Marlene. Il regista, che gioca sapientemente con le luci e i silenzi, dà un tono espressionistico alle scene con scenografie cupe e quasi deformate, come deformata e caricata è la maschera finale, tragica e disperata, di Jannigs. L'attore tedesco doveva essere l'attore di richiamo col suo nome a precedere il titolo, ma a prendere tutta l'attenzione è lei, la magnifica Marlene. Lussuriosa ed eterea, frivola e sprezzante, bellissima e crudele.
Pollice su per questo capolavoro indiscutibile. 

18 gennaio 2011

THE SOCIAL NETWORK (2010)

 
  • TITOLO ORIGINALE: The Social Network
  • PRODUZIONE: USA 2010
  • REGIA: David Fincher
  • CAST: Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake
  • GENERE: Drammatico
  • DURATA: 121 minuti
[Recensione in arrivo]


17 gennaio 2011

CHE BELLA GIORNATA (2011)



  • PRODUZIONE: ITALIA 2011
  • REGIA: Gennaro Nunziante
  • CAST: Checco Zalone, Rocco Papaleo, Tullio Solenghi
  • GENERE: Commedia
  • DURATA: 97 minuti
Che cosa non si fa per un fratello in crisi depressiva? Lo si accompagna anche a vedere un film di cui mai avresti immaginato di guardare mezza scena, neanche negli incubi più foschi. E invece agli incassi già strabilianti (sì, ma neanche Avatar ha avuto un battage pubblicitario talmente esagerato che la faccia paracula di Checco Zalone compariva per ovunque, dai telegiornali alla Babbara d'Urso) si sono aggiunti anche i miei cinque euro (argh!). 
Sulla strada pel cinema m'è presa l'ansia, cercavo di rassenerarmi pensando alla durata accettabile, la canonica ora e mezza, e all'opera di bene che compivo. 
Quando hanno chiuso le porte della sala, il colpo è stato terribile. "Ormai è fatta, sei dentro" pensavo e ansimavo. "Fatemi uscire! Non torturatemi, vi prego! Sarò buono e bravo, non sarò più cattivo, no no!" urlavo dentro di me. "Perché mi infliggete il supplizio supremo? Che male mai feci?".
Rasserenato, ho assistito al film in un gelo tombale, mentre la sala rideva ogni nano-secondo per faccette senza senso e per scene e battute talmente prevedibili che al momento dei titoli di testa hai già il film tutto in capo, scena per scena, battuta triste dopo battuta squallida. Minuto dopo minuto mi saliva lo sdegno, compassionevole per la stupidità di chi si divertiva davvero, e trattenevo il vomito.
Quando ho visto il nero dello schermo in lutto, le luci, accendendosi, hanno illuminato il cammino della salvezza, la via di uscita dalla sala e dal cinema. Appena fuori ho respirato forte e ho sorriso. Sia lodato il signore. Voglio solo dimenticare.

PS - Preciso, inutilmente, che il film è una bojata immane. Il pollice giù è del tutto scontato.
 

16 gennaio 2011

IVANHOE (1952)


  • TITOLO ORIGINALE: Ivanhoe
  • PRODUZIONE: USA 1952
  • REGIA: Richard Thorpe
  • CAST: Robert Taylor, Elizabeth Taylor, Joan Fontaine, George Sanders
  • GENERE: Avventura / Storico
  • DURATA: 106 minuti
È cosa certa ormai, Ivanhoe non è per me, non lo reggo proprio, in nessuna delle sue forme. Dopo aver buttato via dopo due pagine due il romanzo di Walter Scott, insostenibile e noisoso come poche altre opere, chiedendomi come si possa ammorbare la gente in quel modo e finire comunque nei libri di scuola, anche il film di Richard Thorpe, benché riceva critiche generalmente positive e sia stato candidato a tre Oscar (film, musica e fotografia a colori), si è rivelato inaspettatamente di una bruttezza sconcertante.
Riccardo Cuor di Leone, creduto morto, è in realtà tenuto prigioniero da Leopoldo d'Austria con la complicità del principe Giovanni. Il sassone Ivanhoe vuole liberarlo e, per pagare il riscatto necessario, chiede aiuto al ricco ebreo Isacco. La bella figlia di lui, Rebecca, interpretata dalla Taylor, salverà il nostro eroe al torneo di Ashbi, curandone le ferite, e quando, alla fine, sarà lei a rischiare la vita, Ivanhoe interverrà in suo favore nell'ultimo combattimento del film. Rebecca, nel frattempo, ha anche suscitato l'invidia di Rowena (Fontaine), fidanzata dell'eroe. Breve apparizione anche per Robin Hood, che poteva benissimo rimanersene nella foresta a giocare a nascondino.
L'unica a salvarsi e a spiccare tra tutti, per la bellezza e per l'unico ruolo decente e un poco interessante, è proprio la Taylor; le interpretazione degli altri attori sono del tutto trascurabili, se non irritanti, come i personaggi che interpretano. Il faccione di Robert Taylor è da prendere a schiaffi ogni volta che appare, e taccio delle crudeltà da infliggere a quell'orrendo Wamba. 
La storia, già di per sé estremamente noiosa, con quella divisione di base, insensata e mai esistita, tra Sassoni e Normanni che mi turba lo stomaco ogni volta, viene ulteriomente affossata da una sceneggiatura da fare a pezzi. Poi la presenza di Sassoni, Normanni ed Ebrei serve a ribadire fino alla nausea l'importanza della concordia e l'integrazione tra i vari popoli, al di là di razze e religioni, per l'unione e il bene della nazione, neanche fossimo in qualche stupido dibattito scolastico; idee trite e parole strafatte e uno spropositato  abuso di retorica che mi cacciano fuori dalla grazia di Dio. Ecco Wamba quando viene liberato dal padrone, che lo fa scudiero, da quell'assurdo collare di ferro che porta: 
- I feel very strange
- Strange? To be free?
- Yes, and I could wish that the whole of England could feel as strange as I do.
O Signore! Pollice giù, e che altro sennò?



14 gennaio 2011

AMERICAN DREAMZ (2006)


  • TITOLO ORIGINALE: American Dreamz
  • PRODUZIONE: USA 2006
  • REGIA: Paul Weitz
  • CAST: Hugh Grant, Dennis Quaid, Mandy Moore, Willem Dafoe, Marcia Gay Harden
  • GENERE: Commedia
  • DURATA: 107 minuti 
Commedia al vetriolo in cui tutti vogliono andare ad American Dreamz, programma popolarissimo, sosia dei vari American Idol e Amici. C'è la tipica ragazza della provincia americana (Moore), che ha dovuto affrontare problemi di peso e che ora invece vuole vincere ad ogni costo il programma. E' fidanzata con un ragazzo stupido e innamorato perso, che lei non ama più, ma che si tiene perché ferito in guerra e quindi utile per suscitare la compassione del pubblico. Proprio da lui verrà la sorpresa finale. Anche un giovane iracheno, amante dei musical di Broadway, per caso viene selezionato per la trasmissione e i terroristi lo vogliono usare per uccidere il presidente americano (Quaid). Anche quest'ultimo, infatti, deve esserne ospite per far risalire la sua popolartà in calo, o almeno così vogliono, perché fa quello che gli dice il suo staff. Poi c'è il presentatore furbo e senza scrupoli (Grant), che preferisce il successo all'amore, perché questo è quello che conta al giorno d'oggi.
Come si capisce, la satira feroce non lascia salvo nessuno, si attacca il mondo cinico della televisione, si ride del presidente inetto, ci si fa beffe della voglia di popolarità che tutti prende, americani e non. Anche il terrorismo islamico viene denigrato senza appello. 
Il film di Weitz, quello di American Pie, che aveva già lavorato sia con Grant (About a Boy) e con Quaid (In Good Company), benché dapprincipio colpisca davvero nel segno, diverta e faccia riflettere e benché Hugh Grant vada a nozze con ruoli da farabutto e Quaid abbia la faccia giusta per interpretare il presidente (vedi anche I due presidenti), merita il pollice giù, perché comunque ha le sembianze tipiche di una stupida commedia americana, sebbene non lo sia, e non mantiene nel corso nel corso della storia la bella impressione iniziale.

LEZIONI DI PIANO (1993)

 
  • TITOLO ORIGINALE: The Piano
  • PRODUZIONE: Australia / Francia / Nuova Zelanda 1993
  • REGIA: Jane Campion
  • CAST: Holly Hunter, Harvey Keitel, Anna Paquin, Sam Neill
  • GENERE: Drammatico
  • DURATA: 120 minuti  
Il terzo film della Campion, vincitore ex aequo con Addio mia concubina della Palma d'oro a Cannes, presenta una storia tragica e commovente in cui la Hunter, vincitrice di premi in ogni dove, interpreta una giovane donna dell'Ottocento con figlia illeggitima al seguito e per di più muta fin dall'infanzia che viene mandata in un angolo sperduto della Nuova Zelanda, terra natale della regista, sposata a Neill. Unico suo mezzo di espressione a cui è legatissima, il piano abbandonato sulla spiaggia sarà motivo della passione impetuosa tra la donna e il rude Keitel, a cui lei impartisce lezioni che diventano incontri d'amore. Dopo il dramma che costa alla pianista un prezioso dito, il finale sarà lieto, ma oscurato dall'inquietudine di morte della protagonista.
La natura neozelandese, florida e piovosa, è  luogo di convivenza tra i nativi maori, lontani dalla comprensione  dei costumi occidentali, e gli inglesi, bianchi e ruvidi; e fa anche da sfondo alle inquadrature romantiche e potenti della regista, che ci dà il ritratto di una donna, costretta dalle convenzioni, che la passione amorosa,  improvvisa e irruente, turba e sconvolge, così come tutti i personaggi. Kietel, che non perde film per mostrarsi nudo, è bravissimo nel ruolo del dolente e solitario dalla faccia tatuata come i maori; ma tutto il cast è ottimo, dalla Hunter alla giovanissia Paquin, fino a Neill, il marito, prima disponibile e pronto a chiudere un occhio, poi crudele e spietato. Mai ha conosciuto la moglie, e alla fine, nonostante tutto, la lascerà libera. La vicenda è scandita e fortificata dalle celeberrime musiche di Michael Nyman. 
Il film, vincitore di tre Oscar (attrice protagonista, attrice non protagonista, sceneggiatura), è senza dubbio da pollice su, ma rimane inferiore al recente e bellissimo Bright Star, sempre della Campion.

13 gennaio 2011

DRAGONHEART (1996)



  • TITOLO ORIGINALE: Dragonheart
  • PRODUZIONE: USA 1996
  • REGIA: Rob Cohen
  • CAST: Dennis Quaid, David Thewlis, Julie Christie, Pete Postlethwaite
  • GENERE: Avventura / Fantasy
  • DURATA: 103 minuti 
Prima e molto meglio di Eragon, Dragonheart è una storia di draghi, cavalieri della vecchia maniera e re folli ambientata in un presunto Medioevo intorno all'anno 1000, dopo i fasti di re Artù e della sua cerchia. Quaid diventa cacciatore di draghi indefesso, dopo che uno di loro, a suo avviso, ha cambiato la natura del pupillo, nel frattempo diventato re crudele e pazzo come il padre, donandogli metà del suo cuore per salvarlo dalla morte. Tuttavia il cavaliere stringerà amicizia proprio con il drago, ormai l'ultimo della sua specie, ribattezzandolo molto originalmente e da buon americano "Draco",  e insieme, spinti da una combattiva fanciulla, porteranno guerra al re. 
Il film si distingue per gli effetti speciali, curati dalla ILM di George Lucas e candidati all'Oscar, che, sebbene datati, tengono ancora il passo, e l'interpretazione vocale di Sean Connery, che, nella versione originale, presta la voce e pure le fattezze al drago. Per il resto la storia è la solita avventura fantasy con l'andamento e i personaggi tipici (vedi il prete-studioso al seguito del cavaliere), ma tutto regge molto bene, scorre veloce e non annoia, con numerosi inserti comici. Per questo merita il pollice su. Sono da segnalare anche la colonna sonora e l'interpretazione breve ma incisiva di Julie Christie nella parte della madre del re.
C'è anche un seguito straight-to-video Dragonheart 2 - Una nuova avventura (2000).